Il presepe è la rappresentazione della nascita di Gesù. Esso è il luogo, ai piedi del quale, ogni anno in ogni Natale, si ritrova ogni famiglia del mondo.
Quale che sia la sua composizione, il presepe è il racconto di una famiglia, la Sacra famiglia, che propone all’umanità la sua semplicità, l’essenzialità come stile di vita, quale antidoto per la felicità degli uomini di ogni tempo.
Da anni mi proponevo di realizzare un presepe di ceramica che riflettesse il mio pensiero e la mia arte.
Dopo tanti anni è nato questo Presepe, esposto per la prima volta nella meravigliosa Cattedrale di Monreale, ai piedi del Pantocratore, tra gli ori dei mosaici, esso rappresenta l’umanità contemporanea.
Le figure, che ho plasmato nel silenzio e nella solitudine del mio laboratorio, in una vera e propria contemplazione, non hanno un colore specifico.
E ciò è voluto. Ho deciso di sacrificare la tradizione cromatica tipica della pittura scultorea classica, in favore di una, a mio avviso migliore, polivalente strumentale al messaggio che volevo lanciare. Questo è il senso di questa scelta. Ricordare a tutti che anche nella molteplicità c'è un'armonia che deve essere sempre valorizzata e coltivata. Questa varietà di colore, infatti, ricorda l'umanità nelle sue molteplici sfumature.
Il mio pensiero, in particolare è per un luogo speciale che la storia ha reso tragicamente noto: il mare di Lampedusa dove l'umanità sofferente si è incontrata e dal quale ho tratto le varie sfumature di blu e di verde. Ma anche di rosso che rimanda al sangue degli innocenti.
Il Mediterraneo, in questi anni, è stato teatro, purtroppo, di mille tragedie legate al dramma dei migranti. Queste tragedie riguardano tanto la storia quanto noi tutti.
I colori, variegati per scelta, secondo la tradizione artistica della mia bottega artigianale, rimandano all’idea del presepe dell’umanità, dove Gesù bambino, può essere un bambino di qualsiasi paese o città del mondo e ciò vale per ciascuno dei personaggi del presepe. Il palmeto è il simbolo della vita, che niente può distruggere. È simbolo di bellezza, grazia e stabilità.
Un palmeto che è una salmodia, i cui versi il maestro Giuliano conosce bene: «Il giusto fiorirà come palma […] Anche se vecchio, porta frutti, è sempre verde e rigoglioso» (Sal 92,13-15). Non c’è nulla da fare dinanzi al Presepe di Nicolò Giuliano se non di rimanere in silenzio, ammirati, nella contemplazione di un mistero, antico e sempre nuovo, ancora intatto, benché siano passati già duemila anni.
Mi piace, in questa circostanza, riprendere una frase di Papa Benedetto XVI che rimanda al mio pensiero. A proposito del Presepe, qualche anno fa disse: Il presepe è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia.
In questo momento storico di grande crisi e sofferenza per l’umanità, mi auguro che la mia opera, rimanga nel tempo, per quanti ne avranno la possibilità di accostarsi, testimonianza della rivoluzione del bello e del vero, di cui ciascuno di noi deve sentirsi attivamente coinvolto.
Nicolò Giuliano